... lo so che scatenerò un putiferio ma, secondo me, siamo di fronte ad un manga estremamente sottovalutato.
Non dubito che il soggetto e la sceneggiatura potranno risultare non originali ed un pò banali, ma l'errore, secondo me, è proprio lì, nei criteri di valutazione che si adottano nell'approcciarsi a tali prodotti. Per fare un esempio, scusandomi del paragone irriverente, è come se si criticasse l'intero movimento pittorico del passato poichè proponeva sempre gli stessi soggetti: immagini sacre, mitologiche, landscapes o ritratti, senza constatare il diverso stile che ogni autore o Scuola v'immetteva.
Nello specifico sono perfettamente d'accordo con Melly: "Baci Rubati" sta allo shoujo come la pittura impressionistica del tardo ottocento. un concentrato di disordine interiore dell'autrice, apparente illogicità e schizzi di storia e realtà, la cui rivisitazione spetta solamente al lettore. un esperimento, secondo me, riuscito in pieno vista la necessità di leggere e rileggere più volte di seguito gli stessi passaggi per trovare conferma o sovvertire completamente, le ipotesi di comprensione che man mano evincevano dalla lettura.
a trarre in inganno, a dir la verità, potrebbe essere proprio il primo volumetto che definisco "manga da tram", cioè fumetto semplice e agevole, da poter leggere tranquillamente la mattina in un tram pieno di gente (dove la concentrazione non la fa proprio da padrona). Un susseguirsi di tavole lineari e abbastanza banali da permetterti quella mezz'oretta di lettura spensierata, apprezzando o meno la qualità dei personaggi e nulla più. discorso diverso per il secondo volume, almeno fino alla metà del terzo, dove il ritmo si serra, la logicità si smarrisce (anche grazie alla scelta voluta di alternare pensieri e parole in maniera, a prima vista, confusionaria) e dove il lettore è costretto ripetutamente a ripercorrere le pagine in un'attenta opera di fantasia e ricostruzione. l'ultima parte della storia infine mi ha lasciato a bocca aperta per le sensazioni che ho provato. alcune scelte che, definirei di regia, coincise con tavole stupende, miravano infatti a far vivere l'esperienza dei protagonisti in modo pressochè impercettibile; ti ritrovavi a provare sensazioni e momenti di suspence che, ad una lettura più superficiale, difficilmente avresti mai pensato. Ad esempio vi cito
Spoiler:
la scena dell'abbraccio all'ospedale, dove una moribonda Aoi stringe in vita il povero Tsuyoshi disperato per l'imminente morte. lo sguardo del bambino che, inconsapevole di ciò che sta accadendo, lascia trasparire l'angoscia dell'agonia della protagonista e di un fortissimo legame sentimentale che sta giungendo ad una fine drammatica. infine le pagine del definitivo commianto tra i due protagonisti e gli ultimi flashback di rassegnata resa positiva al ricordo.
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un altro elemento fondamentale sono i protagonisti, e qui le considerazioni possono essere tra le più diverse. Io adoro Aoi, il suo carattere, come è delineato, quell'ingenuità talmente esasperata da sfociare apertamente in stupidità. un pò come la nostra Miaka, è questa la tipologia che più mi piace: un personaggio stupido e apparentemente privo di spessore che man mano matura dinanzi alla tragicità degli eventi, non perdendo le sue caratteristiche iniziali anzi evolvendole. non quei classici protagonisti già sicuri di loro (alla Haruhi di Host Club ad esempio) che alla lunga risultano imbalsamati e privi di ulteriori spunti. un qualcosa che stimola anche l'istinto paterno.
ottimi anche gli altri personaggi (forse Heita un pò meno, in quanto troppo esagerato e fermo nella sua delineazione iniziale), soprattutto Tsuyoshi accompagnato enfaticamente nel suo percorso di maturazione e "disperazione".
in defintiva un buonissimo prodotto che, ad una lettura non pregiudizievole, potrebbe fornire ottimi spunti d'interesse ...