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Vecchio 17-09-2008, 15:19
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Konan's Angels
 
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Predefinito Quanto costa produrre un anime?

appiamo che la produzione e la realizzazione di un anime richiedono un grande impegno economico e che non sempre agli enormi investimenti fatti e alle ingenti risorse messe in gioco corrispondono ricavi commisurati. Ma come funziona il business degli anime?

Un progetto nasce a seguito di un investimento iniziale; il budget messo a disposizione arriva sostanzialmente da due canali, gli sponsor e la casa produttrice. Una parte considerevole del bilancio viene impiegata per acquistare una fascia oraria presso un'emittente televisiva. Il prezzo può variare in maniera considerevole a seconda degli orari e della diffusione dell'emittente. Avviene così che i costi siano più alti se si vuole trasmettere sui canali principali, come Fuji TV e TBS, che con la loro vasta copertura territoriale, garantiscono la possibilità di raggiungere un maggior numero di potenziali telespettatori. Anche l'orario della trasmissione è fondamentale, e se si vuole avere un timeslot in prima serata (in Giappone il prime-time va dalle 19:00 alle 21:00 e viene definito “tempo d'oro”) bisogna essere pronti a sborsare dai 10 ai 100 milioni di yen contro i 0,3-5 milioni di yen sufficienti per una trasmissione in seconda serata.

Capita spesso quindi che i costi da sostenere per la messa in onda incidano in maniera determinate e che quel che resta del budget iniziale non sia sufficiente per finanziare l'intera produzione. Molte serie televisive vengono dunque prodotte in perdita e si affidano ad altri tipi di introiti per sanare il deficit di produzione.
Gli anime che vengono trasmessi in prima serata hanno il vantaggio di poter sfruttare meglio gli spazi pubblicitari, mettendoli a disposizione di aziende che non sono legate alle vendite e ai ricavi della serie. Si può trattare di compagnie dei più svariati settori, dai supermarket alle automobili, dall'elettronica ai tour operator. Questo meccanismo dà la possibilità di ammortizzare i costi di trasmissione, consentendo alla casa produttrice di concentrarsi maggiormente sul recupero delle spese di produzione.
Per quanto riguarda le serie trasmesse in seconda serata il modello pubblicitario cambia, si utilizza infatti una parte del tempo a disposizione per trasmettere esclusivamente spot tematici. Non ci sono pubblicità generiche, ma solo quelle legate al settore, DVD, manga, anime o videogiochi. C'è quindi il bisogno di recuperare interamente i costi (produzione, pubblicità e trasmissione) attraverso le vendite dei prodotti relativi alle serie e tutto il merchandising correlato.

Considerati i notevoli costi, per diffondere e pubblicizzare i loro prodotti molte compagnie cominciano a cercare strade alternative alle trasmissioni TV, ad esempio vengono effettuate trasmissioni in streaming su Internet o, come nel caso di Negima!, si vendono i DVD assieme ai manga.
La riduzione dei costi permette ai produttori di vendere a prezzi molto più bassi. Di tanto in tanto il mercato riserva delle sorprese. E’ il caso di Hoshi no koe (La voce delle stelle) di Makoto Shinkai: sono stati impiegati per produrlo soltanto 2.000.000 di yen (circa 18.400 dollari) e le spese sono state particolarmente contenute perché, fondamentalmente, ci ha lavorato una sola persona. Il suo guadagno è stato di ben 800.000.000 di yen (sui 7.350.000 dollari).
Il successo di Hoshi no koe assume una maggior rilevanza se si considera che, per esempio, il fondo investito per I cieli di Escaflowne è stato di 30.000.000 di yen (276.000 dollari) a episodio, prodotto in una fase di recessione per il mercato dell’animazione giapponese.
Già nel 2005 Anime News Network aveva segnalato la relazione pubblicata dalla Japan External Trade Organization (JETRO), che evidenziava la crisi del settore: dal 2002 al 2003 si era verificato un calo nelle vendite del 10,4% (maggiori info).

Secondo uno studio commissionato dalla Japan Digital Contents e da un'agenzia governativa indipendente, gli ingentissimi costi di produzione si aggirano mediamente a circa 10.000.000 di yen (92.000 dollari) a episodio.
Negli ultimi anni sono stati persi molti degli introiti provenienti dal mercato della Corea del Sud; le emittenti coreane, infatti, si affidano sempre di più alle produzioni degli studi di animazione nazionali, che si sono guadagnati tra il 30% e il 40% degli spazi televisivi del settore.
Gli stessi film d’animazione non attraversano un momento favorevole, con un calo di guadagni che tra il 2001 e il 2003 è stato del 53%. Anche in un momento di recessione del mercato, non bisogna tuttavia dimenticarsi della vastità del settore dell'industria dell'animazione giapponese. Nel 2004 uno studio pubblicato dal Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria nipponico, stimò che il 60% del mercato internazionale dei cartoni animati riguardasse opere prodotte in Giappone.

Fonti: Canned Dogs, ANN.
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