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Vecchio 24-08-2010, 03:51
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Predefinito Notizie sulla pena di morte

APERTA AI MEDIA
LA CAMERA DELLE ESECUZIONI

TOKYO - 23 agosto 2010. Il ministro della Giustizia giapponese, Keiko Chiba, apre ai media la camera della morte del carcere di massima sicurezza di Tokyo. L'ex avvocato, attivista dei diritti civili e storica sostenitrice del movimento parlamentare per l'abolizione della pena capitale lo aveva promesso lo scorso luglio, dopo aver autorizzato e presenziato a due impiccagioni, le prime sotto il governo guidato dai Democratici e a un anno esatto dalle ultime.

Una svolta inattesa, visto che sembrava aver preso corpo una sorta di moratoria, e in qualche modo giustificata come una provocazione. "La via da seguire per cambiare l'orientamento dell'opinione pubblica è contribuire - aveva detto - a un ampio dibattito sulla pena di morte: su questo i media possono molto". Una sfida difficile, se non velleitaria, visto che in base agli ultimi sondaggi l'86% della popolazione resta favorevole al suo mantenimento, ma il ministro, 62 anni, che probabilmente lascerà l'incarico a settembre per la mancata rielezione al Senato, ha intenzione di lottare fino all'ultimo. La visita al carcere di Tokyo è tanto straordinaria da essere ancora da definire: procedure, criteri e selezione dei rappresentati dei media (si parla solo di quelli nipponici) sono oggetto di analisi. Si è ipotizzata la presenza di funzionari delle ambasciate europee, da sempre attive sul tema, ma - si apprende - la proposta è rientrata per "evitare imbarazzi". Il ministero ha solo fatto sapere che si terrà intorno a fine agosto, certamente prima - secondo gli osservatori - delle elezioni per la leadership dei Democratici di metà settembre che potrebbero modificare radicalmente gli assetti del partito. Chiba ha promosso un comitato ministeriale per valutare "se tenere o abolire la pena di morte dall'ordinamento giudiziario" nel mentre ci sono 107 condannati che attendono l'esecuzione.

E' improbabile che possa essere eliminata nell'immediato futuro in Giappone (che con gli Usa condivide il mantenimento tra i Paesi del G8), ma gli attivisti sperano nella spinta emotiva dell'apertura delle camera della morte. Nel mirino c'é un intero sistema: i detenuti sono privati del contatto con il mondo esterno, in isolamento e costretti ad attendere in media oltre 7 anni, talvolta decenni. in minuscoli celle un ordine d'esecuzione che può arrivare in ogni momento. Amnesty International lo ha definito un "regime di silenzio, isolamento e pura inesistenza" che porta alla pazzia: almeno cinque detenuti nel braccio della morte sarebbero afflitti da malattie mentali e molti sarebbero anziani.


Fonte: Ansa.it
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