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Vecchio 28-02-2012, 13:13
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Suzaku Fan
 
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Predefinito Tracce di me (Ayashi no Ceres FF)

Questa è una FF particolare, uno dei persnaggi Yuina Hotori (si non mi sono sforzata molto per cercare un nome, ho preso direttamente quello di Angel Dust a cui ho ispirato il mio nick)), anzi la protagonista , sono io, che grazie ad un desiderio espresso alle stelle cadenti riesco ad entrare nel manga di Ayashi no Ceres... Purtroppo non avevo ancora letto tutto il manga D... buona lettura


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Notte di San Lorenzo. Quante volte da piccolini ci dicevano di esprimere un desiderio quando si vedeva una stella cadente? Poi quando si cresce si capisce che è solo una favola e nonostante tutto, si continua a credere che quei corpi celesti così luminosi, lontani e misteriosi possano, realizzando i nostri desideri, portarci la felicità. Ed io, non ero da meno. Anche quest'anno mi trovavo a mare con i miei amici. La solita comitiva, i soliti amici da quando si è bambini. Si cresce e ci si consola a vicenda. Ma tutto quello ormai non mi bastava più. Mi sentivo rinchiusa nelle abitudini. Tutti i sabati uscita di gruppo, il giovedì film a casa di Francesca, lunedì compiti da Matteo... Non ero stanca ma...volevo variare. In qualche maniera mi sentivo più vicina ai personaggi dei manga che leggevo, oppure dei film che vedevo o ancora dei personaggi dei libri che leggevo e non alla mia vita reale.
Dopo il suggestivo fuoco in spiaggia, il rituale bagno a mezzanotte ci sdraiammo tutti nei sacchi a pelo e osservammo il cielo nero nero come la pece.
- Quest'anno vincerò di nuovo io! - urlò Serena concentrandosi sul firmamento
- Non credi che con tutta la fortuna che ti ritrovi sia meglio lasciare le stelle cadenti a chi ne a più bisogno! - aggiunse Matteo sedendosi a fianco a lei
- La fortuna non basta mai nella vita -
- Serena mi dispiace, ma quest'anno mi sento moolto sfortunata. Così sfortunata da farmi cadere una stella in testa. Di conseguenza sarò io a vincere la gara di maggiore avvistamento di stelle perchè mi cadranno tutte addosso - le risposi
A quel punto ci fu una risata generale. Eh già, con la fortuna che mi ritrovo... ma improvvisamente ecco un bagliore molto forte nel cielo. Una stella cadente con una lunga scia e tutti erano girati verso di me. Eccola, la mia stella cadente, tutta per me, finalmente. Ti prego affido a te il mio desiderio più nascosto e impossibile, vorrei vivere in un manga.
Una frattura...sentii, dopo aver pensato quelle parole una specie di frattura, dentro e fuori di me, guardai in alto, oh no! Il cielo, il cielo stava cadendo a pezzi! Guardai tutto ciò che mi circondava sgretolarsi quasi terrorizzata. Ma... ma...questo deve per forza essere un sogno...ma quando ho incominciato a sognare?!
Aprii gli occhi un poco confusa. Che brutto sogno...mi dovevo svegliare subito per chiamare Serena e raccontarlo. Cercai il cellulare sotto il cuscino e non c'era... Ma dove cavolo lo avrò lasciato, pensai. Mi alzai e cercai l'interruttore della luce. Mi sembrava che il letto fosse praticamente appoggiato a terra. Come sia possibile che i piedi avessero ceduto? Una volta accesa la luce tutto mi fu più chiaro. Quella non era la mia stanza! Oh cavolo! Nella mia testa incominciavano a girare tanti pensieri. Forse il sogno e il fatto di ritrovarmi in un letto che non era il mio dipendevano dal fatto che la notte scorsa avevo bevuto. Per forza, devo aver bevuto fin troppo per arrivare a tutto questo! Oh no! Qualcuno mi svegli ancora. Non ricordo assolutamente nulla! Ci manca solamente che adesso entra un uomo qua dentro. La mia prima volta! Avrei voluto almeno ricordarmela!
Qualcuno bussò, inquietando i miei pensieri ancora di più, ecco è lui! Il bastardo che ha approfittato del mio stato di incoscienza.
- Yuina tutto a posto? -
La mamma? Ma quella era la voce della mamma e perchè mai mi chiamava con il mio nickname? (o.o) Come era venuta a conoscenza di una cosa del genere. Lei non navigava su internet!
- Mamma? - domandai per conferma. Qualcosa non andava!
- Si piccola, apri la porta dai – mi rispose
Alla porta era attaccata una chiave, la girai e subito mia madre entrò nella stanza.
- Yuina, è tardi! Quest'ultimo anno è importante. L'anno prossimo non puoi continuare ad avere un comportamento del genere. Nessuno ti prenderà se sulla tua scheda scolastica continua ad essere macchiata dai ritardi! -
Rimasi a bocca aperta, la mamma era così gentile, troppo gentile per essere lei.
- chiudi quella bocca che non si addice ad una signorina e indossa velocemente la tua divisa, ieri te l'ho stirata e appoggiata sulla sedia. -
Dopo questa sua affermazione feci il punto della situazione, mi sono svegliata in un futon, la mia adorata mammina è gentile e cordiale e infine c'è una divisa della mia taglia sopra la sedia che aspetta di essere indossata.... Se la matematica non è un'opinione tutte queste cose sommate fanno: Veronica si trova in Giappone! Anzi per meglio dire Yuina si trovava in Giappone! Piano a piano la confusione incominciava a trasformarsi in felicità. Che bello! Non sapevo come ma mi ritrovavo nel paese che più ammiro insieme alla mia famiglia e potevo comprare tanti di quei manga!!! Bene, bene...Paghetta a me! I miei occhi furono investiti da un'ardente brama di ricchezza (che poi come poteva chiamarsi ricchezza una misera paghetta!).
- Yuina, tutto a posto? - Ancora quel nome (*-*) o cavolo, o cavolo, o cavolo, incomincia i pizzicarmi sempre più forte braccia e gambe, non era un sogno! Era la realtà. Mi fiondai davanti alla sedia della scrivania e ammirai la mia divisa La mini gonna alla marinara, la camicetta bianca e la giacca in tinta, il nastro… Stavo per avere un collasso da endorfina. Ero troppo ma troppo felice ed eccitata. Chissà quante cose ancora di questo mondo...anzi del mio mondo dovevo ancora scoprire. Mi lavai e mi vestii in dieci minuti. Ero ansiosa di vedere come mi stava addosso. Mi guardai allo specchio, wow, mi sentivo molto più bella, i miei tratti somatici erano leggermente cambiati, i miei capelli erano più lunghi e mossi scendevano sulle spalle come onde del mare e soddisfatta scesi a prendere il pullman.
Mi osservavo ancora attorno estasiata. Chissà quando mi abituerò a questo repentino cambiamento. Possibile che quella stella cadente abbia fatto tutto questo? Oppure la mia vita passata è tutto un sogno? Possibile che i postumi da post sbornia mi abbiano così confuso tanto da credere reale un sogno e un sogno la realtà? Ancora non volevo darmi una risposta. Pur di non avere una delusione decisi che per il momento era poco importante distinguere la realtà dalla finzione. Volevo godermi più possibile questo sogno prima di svegliarmi...e se non è un sogno... per la prima volta sono vogliosa di vivere. A forza di pensare e ripensare a queste cose feci un sogghigno di felicità. Per una otaku come me trovarmi qui era magnifico!!! Entrata in classe rimasi senza fiato. Tutto intorno sembrava uguale, i miei compagni, i miei professori, c'erano anche i miei amici, ma tutto, ma tutto tutto era orientalizzato. Nonostante tutto mi resi conto che, cambiata la forma, era la vita di sempre anche se, così presentata, era molto meglio.
Passarono qualche settimane e sentivo dentro di me e vacanze natalizie avvicinarsi sempre di più. Ero ancora abbastanza emozionata per il mondo che mi circondava, forse questa sensazione sarebbe svanita una volta aver visto il paesaggio attraversare il ciclo delle stagioni... e man a mano incominciai a convincermi che quella era la realtà...la mia realtà.
Un lunedì mattina la professoressa di italiano entrò in classe accompagnata da una donna sconosciuta con cui intratteneva una vivace conversazione. Per fortuna! Più la donna intratteneva la prof e più andava meglio per noi. Già era difficile sopportare due di italiano. Figuriamoci di lunedì mattina!
Dopo una manciata di minuti la professoressa ci presentò la donna sconosciuta, si chiamava Reiko ed era la rappresentante di una casa farmaceutica venuta in classe per parlarci di una malattia. I miei di compagni di classe, menefreghisti come sempre incominciarono a far finta di ascoltare quei fiumi di parole che uscivano dalla bocca della donna.
- Ragazzi, smettetela! Questa è una cosa seria. E’ stato riscontrato un virus sconosciuto in questa zona e io sono stata incaricata di portarvi l’antidoto. Vi prego. Ascoltatemi - strepitò la donna sbattendo il pugno sulla cattedra
A quel punto mi ammutolii e gli altri mi seguirono.
- Bene, adesso vi distribuirò alcuni farmaci per piacere non sprecateli perché sono le ultime fiale. Questa è una soluzione che va bevuta. Gli effetti sono immediati. -
A quel punto la donna aprì la valigetta che aveva con se e incominciò a distribuire i flaconi e tutti bevvero il suo contenuto, senza fare domande... in fondo chi avrebbe fatto domande... se era arrivata dentro la scuola vuol dire che aveva avuto il permesso del preside ma quando toccò a me non fui impulsiva come gli altri. Non la bevvi subito ma la rigirai tra i polpastrelli mentre mi perdevo tra i miei pensieri. Avevo un dejavù... Quella scena mi era famigliare, troppo famigliare per non cogliere la mia attenzione. Dove l’avevo vista?
- Allora Hatori perché non la bevi? - mi sgridò improvvisamente la donna sconosciuta. Ma che comportamento strano da parte sua
- Cosa? - sussurrai io dispersa tra i miei pensieri
- Yuina Hatori perché non prende la medicina? -
Ripeté la donna fastidiata
- Mi scusi... e che non mi sento tanto bene - risposi scocciata
Aprii il flacone e me lo avvicinai alla bocca. Nonostante tutto non riuscivo a levarmi di testa questa sensazione di famigliarità...Appena il bordo del flacone tocco le mie labbra mi fermai e mi alzai di scatto in piedi facendo cadere il flacone per terra rompendolo
- Noooo - Urlò Reiko
Mentre ascoltavo la voce di Reiko farsi sempre più confusa, io non riuscivo a comprendere ciò che mi stava accadendo. Se ciò che mi stava succedendo non è un sogno... perchè facevo parte di “Ayashi no Ceres”? Non che mi dispiaceva, ero finita nel mio manga preferito e avrei incominciato a saltellare con gli occhi a cuoricino se non fosse per il timore che di poter perdere tutto quello che tanto amavo
- Cosa hai fatto? - imprecò la donna, incominciai piano a piano a entrare nella meccanica del mondo di Ayashi no Ceres, no che per me fosse così difficile considerando che adoro quel manga, lo conosco praticamente a memoria!
Reiko...Reiko è stata mandata dai Mikage altro che casa farmaceutica.
- Opss scusate – esclamai innocentemente ma avevo fatto bene a buttare quella medicina. Quella soluzione non era un vaccino ma la sostanza prelevata dal sangue di Aya che avrebbe scatenato i poteri della dea celeste se per caso io fossi stata una sua discendente.
- Maledizione, adesso ci vorranno tre mesi per poterlo ricreare - si lamentò Reiko
- Cosa c’è, erano pezzi unici? - la istigavo...era bello avere il coltello dalla parte del manico
- Cosa hai detto? - rispose intuendo una certa sicurezza
- Niente – le risposi cercando di svignarmela. Reiko mi guardava con volto troppo minaccioso e grazie ad un particolare della mia solita vita, la campanella, mi salvai dalle grinfie di quella donna
- Bene Signorina Reiko. Adesso è meglio per noi incominciare la lezione, mi dispiace per il vaccino versato dalla Hatori. -
- Oh, non si preoccupi – Reiko tornò ad avere un'espressione gentile – Vorrà dire che torneremo per completare il servizio di vaccinazione - Mentre Reiko si allontanava dal mio banco sentii una voce lugubre “tanto non mi sfuggi”. Era Reiko rideva soddisfatta, voleva me e i miei ipotetici poteri. Quando fu uscita la lezione poté incominciare e io non feci altro che riflettere sulla situazione. Punto primo. I Mikage stanno cercando le discendenti della dea celeste di questo posto., secondo siccome nessuno ha dato segni di reazione alla “medicina” penseranno che con una buona probabilità io lo sia, e terzo... ho paura. Improvvisamente un misto di paura ed eccitamento invasero il mio corpo. Sapevo che tra poco la mia realtà sarebbe cambiata di nuovo.
Finita la giornata scolastica corsi a casa più che potevo e mi rinchiusi in stanza. Mi sdraiai sul futon e fissai le pareti della mia camera. Improvvisamente qualcosa attirava la mia attenzione. Sentivo il cuore battermi a mille. Un quadro con una cornice di legno antico, intarsiato di strani simboli.
- MAMMA!!! - Urlai con tutta la forza che avevo in corpo, da dentro al mio spirito sentivo muoversi pensieri ed inquietudini. La mamma spaventata si affrettò a raggiungermi
- Cosa è successo? - mi chiese con il fiatone
- Mamma cosa è quel quadro? - indicai il muro della mia camere
- Come non ti ricordi? Quello è il quadro della nostra antenata - mi spiegò
Il quadro raffigurava una bellissima donna del periodo edo intenta a cantare, intorno a lei tante persone che la guardavano e un uomo seduto su una specie di trono che la guardava con occhi severi e aveva in mano una veste! “Oh dio” pensai, quella era una veste piumata e doveva appartenere alla donna che cantava
- Mamma, conosci per caso la sua storia? - le chiesi
- Si dice che un giorno un uomo girando per il bosco trovò una dea che faceva il bagno cantando sotto la cascata vicino al villaggio, lui se ne innamorò a prima vista, era la donna più bella che avesse mai visto e poi aveva una voce melodiosa. Lei si accorse di essere osservata e si avvicinò all'uomo leggendo i suoi pensieri. Deliziata e lusingata dai sentimenti di quell'uomo decise di seguirlo nella sua abitazione. Qui la dea imparò la vita umana e si innamò dell'uomo che l'aveva condotta in quel pacifico villaggio. Si sposarono e il loro era un amore di quelli così forti e così veri... Era felice, felice come non era mai stata nemmeno in cielo e per questo suo sentimento cantava e cantava. Il marito era rimasto colpito dalla sua voce fin dal prima volta che si erano visti e il suo canto gli infondeva gioia, non avrebbe mai potuto desiderare null'altro, ascoltare la sua bella voce in armonia con il suo corpo. Un gior.no però un servo del capo villaggio udì il suo canto e chiese al marito se poteva ingaggiare la moglie a pagamento per cantare alla festa di compleanno del figlio del capo villaggio. L’uomo accetto a malavoglia, la dea doveva cantare solo ed esclusivamente per lui, ma non poteva rifiutare l'ingaggio del capo villaggio e così la dea, che comprese la posizione del marito, andò a cantare alla festa. Lei desiderava cantare per il marito e non era contenta di farlo per qualcun altro ma si sacrificò per amore e poi... lui glielo aveva promesso: una volta sola. Ma quell'unica volta diventò dieci volte, domani, domani è l’ultimo diceva, ma quel giorno veniva rimandato e non arrivò mai. Il marito preso dall'avidità e dal potere che stava guadagnando all'interno del villaggio grazie alla ricchezza ottenuta dalle doti della moglie, la maltrattava e la costrinse a concepire un erede a cui lasciare i suoi beni. Una volta partorito suo figlio la dea lo prese con se e minacciò il marito di tornarsene in cielo. Era stanca di cantare e soprattutto di sopportare le molestie di chi la pagava, lei era una dea, una donna, non una prostituta. Non riconosceva più nel marito quell'uomo che lei aveva sposato, quell'uomo gentile e premuroso che si era preso cura di lei. Sentendosi minacciato dalla donna il marito la picchiò e le rubò la veste piumata nascondendola a dovere. La dea, che era svenuta, destatasi dal suo stato di incoscienza, prese il proprio figlio in braccio e cercò incessantemente la veste ma non riuscendo a trovarla e, non sapendo dove andare, ritornò dal marito che la fece tornare a cantare. Senza la veste la dea si indebolì fino a morire, ma lo fece cantando, il suo corpo si consumò, la sua anima salì in cielo ma la sua voce rimase intrappolata sulla terra custodita in una conchiglia che fu ritrovata vicino al suo corpo. Se infatti l’avvicini all’orecchio sentirai la sua voce cantare - concluse la sua storia con un sospiro, devo dire che non era male come narratrice.
- E la dea di questo racconto sarebbe la nostra antenata? - le chiesi per conferma
- Sì, ma è soltanto una leggenda, anche se di generazione in generazione ci viene tramandata quella conchiglia - mi disse
- Davvero? Ma sarà la vera conchiglia? Posso vederla? - le chiesi
- Vieni con me - mi incitò lei
La mamma mi portò in soffitta e prese un contenitore bluastro.
- Ho sempre immaginato fin da piccola che questa conchiglia fosse quasi come un segreto, magari che indossandola avrei potuto essere bella e potente come la dea, ma mia madre non mi permise mai di vederla o indossarla – pensò ad alta voce
- Su aprilo - mi disse porgendomi il contenitore. A tenere in mano quel cofanetto il mio cuore sussultava proprio come quando osservai il quadro. Stessa sensazione... come se qualcosa di estraneo ma famigliare invadesse la mia anima, e soffocava la mia vera me stessa.
Lo aprii e dentro ci trovai una catenina nera con un ciondolo a forma di conchiglia rosa, la presi e la feci scivolare delicatamente tra le dita, poi l’avvicinai all’orecchio.
- Io non sento niente - affermai non molto meravigliata. Leggenda,? Realtà?
- Sicura? - mi rispose accarezzandomi
- Sì – sembra proprio così
- Ingenua!!! - mi rispose con aria di mistero
Osservai la collana ancora un altro po'. Possibile che io sia davvero la discendente della dea celeste? E che abbia ereditato da lei il suo potente sangue?
- Mamma posso tenerla io? -
- …Credo che tu sia pronta a indossarla, in fondo ti appartiene -
Mamma...ma cosa le era preso tutt'un tratto? Possibile che lei conosce la verità sul sangue della dea?
- Come mi sta? - le chiesi indossandola
- Benissimo, guardati allo specchio specchio – con passi decisi si avvicinò ad un vecchio mobile coperto e lo scoprì. Era un antico specchio di legno con intarsiati simboli che rappresentano la dea celeste.
- Mi sta molto… -
Appena mi riflessi non feci in tempo a finire la frase e notai subito che i miei occhi avevano cambiato colore. Il mio castano era schiarito fino a diventare oro puro. Quella era una conferma, il sangue della dea scorreva forte in me...io ero una Genoma.
- Cosa è successo? - mi chiese incuriosita
- Sono così bella che sono rimasta senza fiato - le risposi scherzando
- Bella da mozzare il fiato! Vedi di muovere quel culetto reale, devi fare i compiti – mi rispose
Sorrisi alla mamma e ritornai nella stanza mia, altro che compiti, ero talmente emozionata che non riuscivo a stare ferma e la notte non riuscii a prendere sonno. La consapevolezza che io, proprio io, avevo il sangue della dea, non riusciva proprio a farmi dare pace, non vedevo l'ora di testare i miei nuovi poteri.
La mattina seguente con lo stesso pensiero mi alzai e con nuovo entusiasmo andai a scuola. Lì, come mi aspettavo, mi aspettava una bella novità. Arrivata in classe trovai tutti in fermento, si diceva che nella nostra scuola si erano trasferiti tre nuovi studenti, due ragazze e un ragazzo. Io senza vederli sapevo già chi fossero, sicuramente Aya, Yuhi e Chidori e se avevo capito bene la trama di questo mio strano sogno immagino che a breve li avrei visti entrare nella mia aula. Nemmeno il tempo di suonare la campanelle e già fecero la loro entrata e si presentarono.
Aya Mikage, Yuhi Aogiri e Chidori Kuruma.
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Nonostante la morte ci separi le nostre due anime continueranno a cercarsi per sempre.

Ultima modifica di yuina : 28-02-2012 alle ore 13:22.
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